Eh si, inbound marketing, mica quell’invenzione di Hubspot?
Esatto! Inbound marketing è un termine inventato solamente per motivi di marketing che infatti ha qualcosa dietro.
Dimmi tutto
Dunque: l’inbound marketing dovrebbe essere un miglioramento del marketing convenzionale e girare la tavola, dove una volta il marketer andava a cercare i clienti, convertirli e fare una vendita, ora il cliente è chi arriva al tuo sito, che fa tutto il lavoro.
Come, chiedi? Facile — con una serie di elementi sulla pagina che verificano che l’utente legge, segue e fa esattamente ciò che tu vuoi che faccia, creando un percorso a “briciole di pane” che loro debbano seguire.
Qualcosa come una testata, una spiegazione o video demo, un CTA, un modulo e un quadrato bianco dove dovrebbero lasciare i dati della propria carta di credito.
Sembra facile — insegnami che ascolto!
Ah no, se vuoi imparare dell’inbound marketing allora vai sul Sito di Hubspot e impara direttamente da loro, che lo insegnano molto meglio di me!
Quello di cui voglio parlare è dell’elemento principale del inbound marketing: portarli dentro. Se ti ricordi, ho già parlato di fare un buon landing page, quindi non ne parlerò di nuovo (per ora).
Portarli dentro vuol dire che in qualche maniera automagica™, se è un post su social media (preferibilmente con un UTM link), una ad su Google Search o anche una semplice menzione anche su un sito o blog di qualcunaltro.
La via migliore è quello su cui sto per parlare oggi, è il passa parola. È un metodo vecchio come il mondo stesso, gente che parla uno con l’altro, suggerendosi di usare qualcosa. Essendo usare una roccia invece che un ramo, metallo al posto di cuoio o un’app invece che quella del suo competitor, la gente preferisce ascoltare consigli di amici (o anche estranei) invece che fidarsi del produttore stesso.